lunedì 31 ottobre 2011

RECENSIONE PRINCE OF PERSIA LE SABBIE DIMENTICATE

Il ritorno del vecchio Principe

Quando nel 2005 uscì Prince of Persia: I due troni, tutti gli appassionati che ormai si erano affezionati al Principe persiano non poterono non provare quella sottile sensazione di nostalgia e tristezza che accompagnava i titoli di coda. Infatti, la saga incentrata sulle Sabbie del Tempo targata Ubisoft era giunta al suo termine e le speranze di poter un giorno ritornare ad impersonare il caro e “vecchio” Principe (e soprattutto a controllare ancora una volta lo scorrere del tempo) si fecero sempre più flebili e lontane. Il presentimento che la trilogia delle Sabbie si fosse conclusa definitivamente fu inoltre avvalorato dall’arrivo, nel 2008 sulle console next-gen, diPrince of Persia, un nuovo (in tutto e per tutto) capitolo della longeva saga. Le Sabbie, il potere di manovrare il tempo e i combattimenti contro moltitudini di nemici erano ormai un lontano, ma bellissimo ricordo; o quasi…

Forse per esaudire i desideri dei fan più puristi della saga, Ubisoft decide quindi di arrestare per il momento lo sviluppo della neo avventura del nuovo Principe, sostituendola però con un l’ultimo episodio della serie, Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate (disponibile da pochi giorni) che si inserisce cronologicamente tra il primo ed il secondo capitolo della trilogia Ubisoft.

Ma le Sabbie del Tempo dove sono finite?

Il titolo in questione segna un evidente ritorno al passato (non solo per quanto riguarda la storia), più specificatamente basa le sue meccaniche sul gameplay diPrince of Persia: Le Sabbie del Tempo. Ciò significa che la giocabilità è principalmente costituita da impegnative e mozzafiato fasi platform, e combattimenti all’arma bianca caratterizzati da una notevole quantità di nemici, il tutto impreziosito dalla presenza di svariati e interessanti poteri. Prima però di entrare maggiormente nel dettaglio con un’analisi approfondita di quello che il titolo offre a livello strettamente ludico, è quanto meno necessaria una piccola introduzione dell’intreccio narrativo. Va detto sin da subito che, purtroppo, sotto questo aspetto siamo ben lontani da tutti i precedenti episodi (compreso quellonext-gen). Infatti il succo della trama sta praticamente tutto nelle primissime fasi di gioco: il Principe, su richiesta del padre, fa visita a suo fratello Malik. Tuttavia ad attenderlo c’è un temibile esercito, che sta assediando la città del fratello alla ricerca dei suo segreti; ossia il magico esercito di Salomone. Il Principe è quindi a suo malgrado coinvolto nella feroce battaglia, e quando per il popolo di Maliksembra non esserci più niente da fare, il fratello (ignaro delle terribili conseguenze) libera l’esercito di Sabbia del re Salomone, nella speranza che lo aiuti a sconfiggere gli invasori…

Per non svelare quel poco che rimane del plot, è preferibile interrompere qui il racconto degli avvenimenti. In ogni caso, si può tranquillamente affermare senza paura di essere smentiti che probabilmente si tratta della trama più brutta dell’intera saga. I colpi di scena sono ridotti al minimo, anzi quasi certamente sono del tutto assenti vista l’incredibile prevedibilità dell’avventura. Inoltre l’assenza di qualsivoglia richiamo a qualsivoglia capitolo della passata trilogia rende ancora più povero e “distaccato” il capitolo in analisi. Certo, il Principe può contare anche questa volta sulla possibilità di riavvolgere il Tempo (e basta), ma chi sperava magari di riutilizzare il Pugnale o di rivedere ancora una volta la Clessidra resterà sicuramente deluso. La storia si rivela, perciò, nel complesso piuttosto banale, nonché poco avvincente, e l’inconcludente (o quasi) filmato finale rimarca questa fastidiosa sensazione lasciandoci inevitabilmente l’amaro in bocca. Un altro aspetto negativo è la caratterizzazione dei pochi personaggi presenti: mai in un episodio di Prince of Persia si era visto un così poco spessore psicologico dei vari protagonisti. Lo stesso Principe, infatti, appare decisamente sottotono.

Ma questo non è il solito Principe!

Introduciamo ora il gameplay del titolo, che un po’ come tutto il resto, soffre di alti e bassi. Una volta inserito il disco di gioco e aver assistito al buono filmato introduttivo, l’impatto iniziale non risulta proprio dei migliori, nonostante la fase d’apertura non si dimostri affatto male (ma decisamente più fluida e apprezzabile alla seconda giocata). Infatti il sistema di controllo ha subito alcune variazioni che lo rendono meno intuitivo di quanto fosse prima. Un giocatore abituato ai vecchi episodi si sentirà, almeno inizialmente, un po’ spaesato e ci vorrà del tempo per metabolizzare il tutto e per controllare il personaggio in maniera quasi perfetta. Per il resto, la telecamera funziona abbastanza bene, ed è liberamente manovrabile; anche se durante le lunghe fasi platform gli sviluppatori hanno adottato anche moltissime inquadrature fisse, a volte fastidiose. Tornando al discorso sul sistema di controllo, le vere magagne iniziano a venire a galla durante gli scontri coi nemici. I combattimenti risultano, infatti, macchinosi, lenti e poco vari. Dove è finita tutta l’agilità del Principe? Dove sono le movenze regali che tanto abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni? Queste sono le domande che ci rimbombano in testa mentre affrontiamo i nemici. Il Principe appare goffo, persino nella camminata/corsa, e a tratti quasi impacciato. I colpi sono lenti: c’è poca fluidità nei movimenti. Addirittura saltare un nemico (mossa classica del Principe) è “difficile”, nonostante la presenza di decine e decine di avversari, e durante le prime ore di gioco molti salti finiranno a vuoto (a causa anche della mancanza di un agganciamento manuale sui nemici). Inoltre, ciò che lascia ancora più spiazzati è l’impossibilità di parare o deviare i colpi rivali, c’è soltanto data l’opportunità di schivare gli attacchi tramite il tasto cerchio. Insomma icombattimenti non colpiscono di certo in positivo, ma anzi sembrano addirittura inferiori a quelli realmente dinamici e appassionanti della trilogia delle Sabbie. Se, ad esempio, in Prince of Persia: Spirito Guerriero potevamo volgere l’ambiente circostante a nostro favore, qui non è possibile farlo; e questa mancanza si fa sentire. In più di un’occasione, infatti, avremmo voluto piombare dall’alto sui nemici o attaccare sfruttando un muro, proprio come un tempo. In sostanza, perciò, ogni scontro del gioco è identico, data la poca gamma di azioni concesse, e il giocatore può benissimo limitarsi soltanto a premere incessantemente il tasto di attacco (quadrato), che se tenuto premuto permetterà, però, di sfoderare un attacco molto più potente del normale. Le combo sono praticamente inesistenti e attaccare continuamente i nemici senza pensare ad altro porta quasi sempre ad un esito positivo dello scontro. L’I.A. dei nostri antagonisti è, appunto, poco definita e quanto mai banale, rendendo ogni duello privo di tatticismo e troppo semplice anche al livello di difficoltà più elevato (cioè normale…!!). Il parco mosse nemico è, poi, anch’esso ridottissimo e questo rende il tutto tremendamente prevedibile. Inoltre la quasi assenza di boss battle influisce negativamente sulla varietà degli scontri; dalla loro implementazione, e magari da quella dei QTE (anch'essi assenti), si sarebbe potuto ricavare un notevole beneficio in termini di divertimento. Purtroppo, le pochissime battaglie con i boss (anzi, si tratta di mini-boss) soffrono dello stesso difetto degli scontri standard: l’eccessiva ripetitività e piattezza. A voler essere drastici (ma neanche troppo) affrontare un mini-boss o un qualunque nemico comune (viste anche le poche varianti) non costituisce nessuna reale differenza in termini di giocabilità e divertimento. Persino la battaglia finale si dimostra decisamente poco curata e troppo semplicistica nel suo svolgimento. Alla fin fine, però, c’e anche da dire che superata la delusione iniziale e presa confidenza con i controlli, uccidere i mostri che ci si pareranno di fronte può risultare anche piuttosto piacevole. Tra le poche mosse, alcune sono spettacolari e ben realizzate e riescono a restituire al giocatore un minimo di appagamento, anche se, per lo più, appaiono ancora troppo “barbare” e brutali; meglio: poco eleganti per un personaggio agile e letale come dovrebbe essere il Principe, d'altronde Spirito Guerriero è la prova che si può uccidere anche con stile, ne converrete. Va detto, inoltre, che proseguendo nell’avventura si potranno “acquistare” in un apposito menù diverse magie (quattro per l’esattezza, ognuna attivabile dal relativo tasto direzionale) in grado di aiutarci in combattimento. Ogni magia potrà essere potenziata (grazie alle sfere rilasciate dai nemici), così come la salute. Nonostante queste interessanti caratteristiche, il loro essere sfruttate soltanto in parte accresce l’impressione che manchi quel qualcosa in grado di elevare i combattimenti sopra la soglia della mediocrità. 

Ma veniamo ora alla parte più riuscita dell’intera produzione: le ottime sequenzeplatform. Proprio così! Infatti la qualità di queste ultime è indubbia; gli sviluppatori sono riusciti nell’intento di sfruttare ogni elemento al meglio; al contrario che nei combattimenti. E tra una corsa su un muro, un salto da una trave ad un'altra, una arrampicata alla Assassin’s Creed o una schivata tra una trappola e l’altra, finalmente riconosciamo il nostro Principe: agile, veloce e aggraziato!. Le fasiplatform sono, infatti, impegnative, divertenti, appaganti, e a tratti anche più difficili che in passato. Ad esempio per schivare un tronco di legno ricolma di spuntoni è necessario davvero un ottimo tempismo. Riavvolgere il tempo diventa, perciò, finalmente utile qualora dovessimo perire durante una delle nostre pericolosissime acrobazie, e ancora una volta si dimostra dannatamente divertente. Insomma tutte quelle caratteristiche che erano presenti negli scorsi episodi, in particolare in Le Sabbie del Tempo, sono state inserite e oltre tutto sono anche state migliorate. Ad esempio i poteri che acquisiremo procedendo nell’avventura (che non c'entrano niente con le magie che potremo utilizzare in combattimento) si dimostreranno indispensabili per superare ostacoli altrimenti insormontabili. Dopo il potere del tempo, il secondo potere che avremmo il piacere di utilizzare ci permetterà, tenendo premuto L2, di congelare l’acqua; sulla quale poi il Principe potrà aggrapparsi o camminare. Ed è così che potremo saltare tra una colonna d’acqua ad un’altra o dondolarci su di un’asta di ghiaccio. Attenzione però, l’effetto di congelamento non è illimitato, dura soltanto pochi secondi, costringendoci perciò a superare la sezione il più in fretta possibile. Questa apparentemente semplice trovata, ha invece offerto agli sviluppatori la possibilità di creare fasi piuttosto complesse, grazie anche alla possibilità di congelare e scongelare l’acqua in qualunque momento. Benché gli altri restanti poteri non godano della stessa profondità di quello appena descritto, si dimostrano comunque più che sufficienti a garantire momenti adrenalinici e soprattutto coinvolgenti. Le fasi finali sono, infatti, davvero da cardiopalma dato che bisognerà alternare i vari poteri in continuazione, elevando all'ennesima potenza ogni acrobazia. 

In definitiva, quindi, le parti platform sono tutte ottimamente strutturate e in un crescendo di difficoltà riescono a mantenere il ritmo di gioco a livelli sempre buoni, grazie, però, anche ad un altro fattore: gli enigmi ambientali, che si fondono magistralmente alle sezione di piattaforme. Malgrado non siano per nulla complessi (girare/tirare leve o azionare pulsanti a pressione per aprire porte, ecc), quei pochi momenti in cui sarà richiesto un utilizzo minimo della materia grigia riescono ad intrattenere in maniera soddisfacente. 

Sotto il Sole della Persia

Se quindi la giocabilità risulta vincente da un lato, ma non pienamente convincente sotto l’altro aspetto, cosa dire della veste grafica? Come per il gameplay, l’impatto iniziale non è per niente esaltante, ma una volta fattasi l’abitudine si riesce chiaramente a delimitarne i pregi quanto i difetti. Per quel che concerne le ambientazioni non vi sono particolari appunti da fare: il motore grafico è lo stesso utilizzato per Assassin’s Creed e le location godono tutte di un’ottima caratterizzazione; alcuni scorci di paesaggio sono davvero evocativi. Un altro aspetto positivo è l’illuminazione, che in alcune circostanze riesce davvero a donare un tocco artistico agli stupendi paesaggi. Purtroppo il discorso cambia se si guarda la realizzazione dei personaggi. A partire dal Principe, che sembra appena uscito dalla caverna di qualche primitivo; incredibile è come sia riuscito magicamente a cambiare aspetto da questo episodio a Spirito Guerriero, ma queste sono stranezze della chirurgia estetica. In poche parole anche sotto l’aspetto esteriore questo “nuovo” (??) Principe appare più rozzo di quanto dovrebbe essere. In linea generale, comunque, la modellazione poligonale dei personaggi non è un granché e alcune texture sono proprio bruttine da vedere, specialmente durante i filmati, comunque buoni e realizzati con lo stesso motore di gioco. Per quanto riguarda i nemici, risultano anche essi poco ispirati e troppo simili tra loro, oltre che modellati soltanto discretamente. Infine le animazioni: ottime durante le sezioni platform, ma piuttosto scadenti durante i combattimenti, sia per quanto riguarda il protagonista che per i nemici. In linea generale, comunque, non sono presenti errori grafici particolarmente fastidiosi e l’immagine appare quasi sempre pulita e fluida.

Il comparto audio non brilla particolarmente; gli effetti infatti a volte non convincono appieno (in alcuni filmati non convincono per niente a dire il vero, sono quasi assenti…) e sono forse troppo ripetitivi, mentre le musiche sono carine, ma si limitano a contornare l’azione senza colpire positivamente il giocatore, che a volte neanche le noterà. Nulla di eccezionale nemmeno per quanto riguarda il doppiaggio. A conti fatti, quindi, la realizzazione tecnica si assesta su valori mediocri e anche se più che sufficienti non raggiunge la qualità di molti altri titoli next-gen. E adesso vogliamo dire quanto dura questa avventura? All’incirca sette ore, forse meno. ...Esatto! Anche la longevità è soltanto discreta. Inoltre il titolo è difficilmente rigiocabile, se non per prendere tutti i trofei (comunque davvero facili e già collezionabili in gran numero alla prima giocata). In alternativa, una volta finito il gioco, vi è la presenza della modalità sfida, nella quale potrete combattere per qualche minuto contro ondate di nemici; una magra consolazione.

Da dimenticare?

In conclusione Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate rimane tutto sommato un buon titolo, afflitto però da parecchi difetti, a cominciare da un gameplay non del tutto riuscito. Infatti gli scontri all’arma bianca (sempre e solo una) non convincono appieno risultando ripetitivi e privi di varietà, oltre al fatto che le potenzialità del sistema di combattimento, ma anche del sistema di controllo in generale, non sono state sfruttate al massimo. In compenso le sezioni platform sono davvero ben realizzate, geniali e in grado di coinvolgere e appassionare chiunque adori il genere, oltre che i “vecchi” fan della serie. Ad una giocabilità ben ritmata, ma in parte rovinata vi si affianca una veste grafica nel complesso abbastanza buona, dall’aspetto tra il reale e il “cartonesco”, e un comparto sonoro soltanto discreto. Infine la longevità mediocre (e la pessima rigiocabilità) unita alla scarsa qualità della trama e dei personaggi non permettono al titolo di ritagliarsi un posto tra i migliori giochi della corrente generazione (ma neanche tra i passati capitoli della saga di cui fa parte). Non che qualcuno si aspettasse un capolavoro, ma nemmeno ci si aspettava (o forse si?) che Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate fosse (con tutta probabilità) il peggior episodio della saga iniziata da Ubisoft; un episodio inutile, sospeso a mezz’aria e senza una sua reale identità. Il consiglio per gli sviluppatori sarebbe quello di continuare verso la strada intrapresa qualche anno fa, dato le notevoli potenzialità del titolo uscito nel 2008. Ciò nonostante, tutti gli appassionati e i fan del Principe troveranno questo capitolo divertente e coinvolgente, quindi un acquisto obbligato; anche se decisamente inferiore ai precedenti.

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